Il trascorrere del tempo ha modellato la terra a suo piacimento e anche la pianura grossetana, che nella preistoria era composta da un grande golfo nel quale sfociavano l’Ombrone e il Bruna. Quali sono stati i principali cambiamenti che hanno caratterizzato questo angolo di Maremma? Lo abbiamo chiesto a David Boschi, titolare dello Studio Immobiliare Boschi di Castiglione della Pescaia, e profondo conoscitore della storia del territorio.
La nascita del lago di Prile
Durante l’epoca etrusca, il golfo andò pian piano trasformandosi in un’ampia laguna a causa dell’accumularsi dei detriti portati dai corsi d’acqua, lasciando, però, la comunicazione con il mare. Gli etruschi lo chiamarono Lago di Prile e sulle sue sponde nacquero le città di Roselle e Velutonia.
Col trascorrere del tempo il paesaggio continuò a mutare le sue caratteristiche e il restringimento del collegamento con il mare, durante l’epoca romana, trasformò il lago di Prile in un bacino completamente chiuso e isolato dal mare. L’Ombrone gettava le sue acque più a sud e l’ambiente era diventato molto piacevole se, un tribuno della plebe, tal Clodio, venne denunciato per aver costruito la sua casa sull’isola chiamata Badiola al Fango.
Con la fine del potere romano, il lago di Prile cadde nell’oblio visto che nessuno più si curava della regolazione delle acque. La zona era divenuta così degradata che Rutilio Namaziano, nel V sec. d.C, per andare in Gallia, preferì passare per mare, piuttosto che transitare vicino a quello che restava del lago. In poco tempo, lo specchio d’acqua, si trasformò da meraviglioso lago a malsana palude. Attualmente, quello che era il lago, è la Peschiera di Castiglione della Pescaia.
La nascita di Castiglione della Pescaia
L’antico lago salato, pian piano, ha perso le sue acque che sono state colmate dai detriti portati dai corsi d’acqua. Il lago di Prile, diventato poi il lago di Castiglione, era un punto focale per l’economia del paese, sia per i traffici sia per la grande pescosità che offriva. Fu proprio questa sua ricchezza ittica a destinarlo, per tutto il medioevo, a funzione di peschiera, tanto da influire sul nome di Castiglione che divenne della Pescaia. Questo lago, oltre a fornire il pesce garantiva l’estrazione del sale, utile alla conservazione dei prodotti ittici. L’impaludamento e la trascuratezza portarono il lago a trasformarsi in un acquitrino malsano e dobbiamo aspettare il 1767 e Leopoldo II d’Asburgo per vedere applicato il progetto di Leonardo Ximenes che prevedeva tutta la bonifica della zona.
Fu proprio l’ingegnere spagnolo a fare in modo, con una serie di strutture fisse (fra cui la più famosa è la Casa Rossa) ad ottenere un totale risanamento grazie alla regolazione di flusso e reflusso delle acque. Ora, di tutto quel lago, resta un area a qualche chilometro a destra del ponte Giorgini, un’area naturale che si chiama Diaccia Botrona. Si tratta di una zona umida ricca di flora e fauna. La Casa Rossa fa da punto di partenza per le visite e per la documentazione, anche con video, sulla storia di questo luogo unico e fantastico. Ci si può spingere anche a visitare quella che si pensa fosse l’isola Clodia e i resti della Basilica di San Pancrazio a Fango.